Solo di fronte a Dio, col pancreas in fiamme
– Che c’hai nello stomaco?
– Nulla c’ho.
– E possibile che tiri fuori sempre gli stessi argomenti, lo stomaco, la nostalgia, servitù e libertà, amore e qualche forma di musica, bassa filosofia…
– Ѐ basso ventre e basta. E poi la cosa dello stomaco l’hai tirata fuori tu.
– Non mi importa. Qualsiasi cosa sia, vedi di smetterla, che così non si va da nessuna parte. Non c’è alcun senso nel corrodersi senza motivo. Chi pensi di essere? I tuoi drammi sono operetta, la tua pulsione è sesso, fame e orgoglio: assomigli a tutti, non fai la differenza, a fatica diverti te stesso.
– Non dici cose vere: io invece sento un mondo dentro…
– Evidentemente è merda, e digestione lenta. Il vomito che ti provochi è l’unica parte di te che aspira a una vera elevazione, prima o poi. E il tuo dolore è borghese, e le tue idee fritte e scaldate come la cena del giorno prima.
– Sei molto severo con me, fai così con tutti i tuoi amici?
– Specialmente con loro.
– Eppure, sai, sul fatto che tutto ciò non abbia senso… ammetto che sono d’accordo.
– Eccolo lì…
– Cioè, una cosa in particolare non ha senso. Le mie viscere, che sembran pesci in affanno oppure gente in coda. Sono padrone del resto, tranne del mio intestino. Mi piaccio con la giusta moderazione, e sorrido e scodinzolo, chiacchiero, gioco… Dentro, dentro invece ci dev’essere qualcosa di vero che ancora non ho scoperto.
– Apriti il petto in due e vedi se puzza.
– L’ho fatto, non ho sentito dolore. Tutt’ora vado in giro con la pancia squarciata, con discreta disinvoltura.
– Lo sai che dipende solo da te, vero?
– Sì. Ma il mio corpo è in rivolta. Spesso non esegue gli ordini. Io stesso non so più a quale mio organo rivolgermi. Ognuno fa la propria parte, ognuno per sé, ma non c’è una direzione vera. Ho affidato alle periferie una certa autonomia. Poi dev’esserci stato un golpe…
– Attendi, e puoi muori.
– Sì, sto aspettando. E ti dirò che trovo abbastanza divertente attendere qualcosa che non c’è, o che non arriverà mai. Uno sforzo tanto vano da risultare sublime.
– Nulla di ideale. Sei un rozzo. E uno stronzo. E il sublime non ti si addice. Ti han fatto con una dose abbondante di organi nervosi proprio sopra il culo, era materiale di risulta. Per questo senti interferenze strane allo stomaco. Cambia l’acqua al cervello, torna dalla vacanza. E dormi. Anzi, no, svegliati! Ché il tepore che ti ottunde ti ha reso stupido e ha torto la tua vitalità.
– Dunque si vede?
– Si vede benissimo. Sembri un topo morto.
S. Sebastiano maschio e femmina, martirizzati dalla scienza medica
– Mi serve ispirazione, una nuova ispirazione. Quella che uso ora mi rende senza scampo. Ho la presenza di un gambero surgelato.
– E si vede da come scrivi. Guarda questo dialogo, per esempio. L’idea della diatriba non era malaccio, ma poi… Questa povertà di argomenti, la trivialità delle metafore che hai scelto, l’incapacità di collocare il tutto in un contesto coerente. E noi, poi, che abbiamo da dirci? Nemmeno ti conosco. Davvero vuoi infestare Dico solo il falso con questa gramigna? Qualsiasi altra tastiera avrebbe rifiutato di soccombere ai tuoi polpastrelli pigri per imprimere questi scarabocchi. Tranne la tua, che evidentemente si fa calpestare allo stesso modo in cui tu stesso sei oppresso dalla tua aridità.
– Sì in effetti nulla di ciò che precede è davvero interessante, e ciò che segue non promette certo meglio.
– E allora, fidati, smettila. Fra due anni, se ne sarai capace, ti deciderai a eliminare questo post.
– Fra due anni sarò un’altra persona, e tu pure. E ti accorgerai di quanto ero bello mentre mi rifiutavi. La tua presbiopia ti ha sottratto un presente più florido.
– Benissimo. Fra due anni vedremo chi aveva ragione.
– Ok, nel frattempo come affronterò questa mia inquietudine allo stomaco?
– Prega sia solo un’intossicazione. La tua unica speranza è poterne guarire. Oppure un veleno ancora più forte ti salverà. Ma ti incatenerà al tempo stesso. Sei avvertito Mitridate.
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